“Krishna sa che dovrai fare una lotta con la tua mente, contro i tuoi sensi e contro la tua intelligenza, però hai Lui come alleato esattamente come lo ebbero i Pandava. Ciò non vuol dire che non ci fu la battaglia; ci fu eccome! Se ti arrendi a Krishna non significa che non dovrai fare la battaglia, ma significa che la vincerai. Vincerai una grande battaglia.”

B.V.Atulananda Acarya Swami




sabato 15 aprile 2017

"I DEVOTI ELEVATI E LA FEDE" dal libro "Il Sermone del Guardiano della Devozione" di Srila B.R.Sridhara Deva Goswami Maharaja

Risultati immagini per srila sridhar maharajI DEVOTI ELEVATI E LA FEDE

Siamo vigili in questo mondo materiale, ma ci sono altri che rimangono svegli nel piano della fede; il mondo tangibile di godimento e sfruttamento rimane nascosto ad essi; è lontano, molto lontano dalla loro concezione perché si trovano occupati intensamente nella sfera del servizio attraverso sraddha, fede (ya nisà sarva-bhùtànàm tasyàm jàgarti samyamì).
Per loro persino vedere Krishna è una specie di godimento, e pensano: “Non disturberemo la Sua dolce volontà; quando lo desidera può chiamarci e avremo così l’occasione di vederlo, altrimenti niente”.
Se desidero vedere Krishna per la mia soddisfazione personale: “O Krishna, vieni e fermati davanti a me, così potrò vederti e soddisfare i miei occhi e il io desiderio interno”. Questa è un tipo di imposizione della nostra natura sfruttatrice. Un devoto non vuole questo. In realtà, i devoti non permettono che questi pensieri entrino nella loro mente; piuttosto, mantengono questa attitudine: “Quando Lui lo desidererà, mi chiamerà, e allora avrò l’opportunità di vederlo”.
Màdhavendra Purì mantenne il suo corpo solamente con quello che automaticamente gli arrivava, senza mendicare; altrimenti digiunava. Un giorno, Krishna stesso venne, gli dette del cibo e gli chiese: “Purì, perché non vai a mendicare il cibo? Perché agisci in questo modo, a volte anche digiunando?”.Ascoltando questo, potremmo pensare che Màdhavendra Purì fu immensamente fortunato; Krishna stesso venne e gli procurò del cibo. In Srìla Sanàtana Goswamì troviamo, però, una devozione più elevata.
Quando Srìmatì Ràdhàrànì procurò degli alimenti a Srìla Rùpa Goswàmì affinché cucinasse del paramànna, riso con latte, il cuore di Srìla Sanàtana Goswàmì rimse molto disturbato.
- “Cos’è questo, Rùpa? Tu hai chiesto qualcosa per me?
- Si, mio signore, mio Gurudeva. Ho pensato che se avessi potuto ottenere latte e riso avrei potuto preparare un po di paramànna sapendo che ti piace tanto. Ti avrei invitato a consumare questo prasàda.
- O, hai commesso un grande errore! Questo riso è molto saporito. Non ho mai provato nulla di così saporito in questo mondo. Pertanto, deve avere un’origine straordinaria. Chi ti ha dato gli ingredienti di cui avevi bisogno per questa preparazione?
Srìla Rùpa Goswàmì replicò:
-  E’ venuta una giovane e mi ha dato gli ingredienti a nome dei suoi familiari.
Srìla Sanàtana Goswàmì volle sapere chi era questa giovane, ma non la trovò da nessuna parte nel villaggio. Sanàtana Goswàmi poté capire che Srìmatì Radhàràni stessa era venuta a dare quegli ingredienti.
-  La stiamo cercando per servirla, e Lei viene e ci serve? Cosa significa questo? E’ giustamente l’opposto! Mio caro fratello, cos’hai fatto? Tu hai desiderato qualcosa per me e Lei te l’ha dato? Aneliamo di poterla servire, ma Lei viene, ci serve e se ne va. Questa è una grande disgrazia.
Rimase molto insoddisfatto e con questi pensieri se ne andò da li.
Rùpa Goswàmì non potè consumare questo prasàda. Pensò:
- Ho invitato il mio Guru, Srìla Sanàtana Goswàmì, con il proposito di servirlo e soddisfarlo, ma il risultato è stato avverso. Lui è rimasto insoddisfatto.
Corse da Sanàtana Goswàmì per cercare di soddisfarlo.
Così, vediamo che Krishna stesso porta alimenti a Màdhavendra Pùri e questo può essere considerata una grande fortuna. Nonostante ciò, in questo esempio di Srìla Rùpa e Srìla Sanàtana Goswàmì successe una cosa simile, ma fu considerata come una seria disgrazia. Nel tipo più elevato di devozione non c’è nessun desiderio che Krishna o i Suoi associati vengano a servirci o rifornirci, o che Lui si mostri a noi. ImporGli il nostro capriccio non è vero servizio. Lui può fare ciò che più Gli piace. E se avrà bisogno di qualcosa da noi, ci considereremo fortunati di poterglielo fornire. Eliminando completamente tutti i nostri desideri, ci collocheremo pienamente a disposizione del Signore Supremo, che non è governato dai nostri desideri.

Per natura, Lui è desideroso di provvedere ai bisogni dei Suoi devoti (yoga-ksemam vahàmy aham, Bhagavad-gìtà 9.22). Ai devoti elevati, però, non piace che Krishna dia qualcosa a loro o che Lui gli renda servizio. Tale è la purezza della loro devozione. Attraverso la loro fede, pensano: “Lui è il mio Signore. Io non voglio avere il Suo darsana solamente per soddisfare la mia facoltà di percepire che “Lui esiste”. Considerare “Se posso vederLo, sarò soddisfatto”, è uno standard molto basso di fede. Non abbiamo la capacità di vederLo. Fare di Lui il nostro oggetto lascia trasparire una fede di un tipo inferiore. Ma una fede intensa ed elevata prova completamente che Lui è questa meravigliosa causa di tutto, che Lui è presente.