CANTO 7
CAPITOLO 9
VERSO 44
Mio
Signore, Srì Nrsimhadeva, vedo che sono molte le persone sante interessate
soltanto alla propria liberazione. Senza preoccuparsi delle città e dei
villaggi, vanno sull’Himalaya o nella foresta a meditare facendo il voto del
silenzio (mauna-vrata). Non s’interessano
di liberare gli altri. Per quanto mi riguarda, non voglio essere liberato da
solo abbandonando tutti questi sciocchi e mascalzoni. Se resteranno privi della
coscienza di Krishna, se non prenderanno rifugio ai Tuoi piedi di loto, so che
non potranno essere felici. Desidero condurli di nuovo al rifugio dei Tuoi
piedi di loto.
SPIEGAZIONE
Questo è il
desiderio dei vaisnava, dei puri
devoti del Signore. Anche dovendo rimanere in questo mondo materiale, un vaisnava non ha problemi personali perché
il suo unico desiderio è quello di rimanere cosciente di Krishna. Una persona
cosciente di krishna può essere felice anche all’inferno; perciò Prahlàda Mahàraja
afferma, naivodvije para
duratyaya-vaitaranyàh: “O migliore tra le grandi personalità, non ho
affatto paura dell’esistenza materiale”. Il puro devoto non è mai infelice in
nessuna condizione. Lo Srìmad-Bhàgavatam
(6.17.28) conferma:
na kutascana
bibhyati
svargàpavarga-narakesv
api tulyàrtha-darsinah
“I devoti che s’impegnano
esclusivamente al servizio di devozione offerto a Dio, la Persona Suprema,
Nàràyana, non temono mai nessuna condizione di vita. I pianeti celesti, la
liberazione e i pianeti infernali hanno il medesimo valore per il devoto, il quale è interessato soltanto al servizio
del Signore”.
Per il devoto,
essere situato sui pianeti celesti equivale a trovarsi in quelli infernali, perché
in realtà egli non vive né in cielo né all’inferno, ma con Krishna, nel mondo
spirituale. I karmi, e i jnanì non possono capire il segreto del
successo del devoto. I karmi ,
quindi, cercano la felicità servendosi di progetti materiali e i jnanì vogliono essere felici fondendosi
nel Supremo. Il devoto, invece, non ha simili interessi, non è attratto dalla
cosiddetta meditazione sull’Himalaya o nella foresta; il suo interesse si
concentra su quella parte del mondo dove le attività sono più numerose e dove
si può insegnare la coscienza di Krishna alla gente. Il Movimento per la
Coscienza di Krishna è stato inaugurato a questo scopo. Noi non insegniamo a
praticare la meditazione in un luogo solitario soltanto per potere dimostrare
di essere diventati molto elevati, e inorgoglirci di questa cosiddetta
meditazione trascendentale, pur continuando ad impegnarci il ogni tipo di
assurde attività materiali. Un vaisnava come
Prahlàda Mahàraja non gradisce questa falsa esibizione di progresso spirituale.
Egli vuole invece illuminare la gente nella coscienza di Krishna sapendo che
questo è l’unico modo che permette a tutti di diventare felici. Prahlàda
Mahàraja dice chiaramente nànyam tvad
asya saranam bhramato’nupasye: “So che senza la coscienza di Krishna, senza
prendere rifugio ai Tuoi piedi di loto nessuno può essere felice”. L’essere va
errando per tutto l’universo, vita dopo vita, ma per la grazia di un devoto, di
un servitore di Srì Caitanya Mahàprabhu, può ricevere la chiave per la
coscienza di Krishna, e allora non solo può trovare la felicità in questo
mondo, ma può anche tornare a Dio, nella sua dimora originale. Questo è il vero
scopo della vita. I componenti del Movimento per la Coscienza di Krishna non si
curano affatto della cosiddetta meditazione sull’Himalaya o nella foresta, dove
si può solo fare ostentazione di queste pratiche, e nemmeno sono interessati ad
aprire scuole di yoga nelle città. Anzi,
ogni membro del Movimento per la Coscienza di Krishna desidera recarsi di porta
in porta per cercare di parlare alla gente degli insegnamenti della Bhagavad-gìtà così com’è, degli
insegnamenti di Srì Caitanya. Questo è lo scopo del movimento Hare Krishna. I
suoi aderenti devono essere perfettamente convinti che senza Krishna nessuno
può essere felice; in questo modo, chi è cosciente di Krishna evita ogni sorta
di falsi spiritualisti, trascendentalisti, e adepti della meditazione, monisti,
filosofi e filantropi.