Yena mam upayànti te (Bhagavad-gìtà 10.10). Servizio
incondizionato: loro sono preparati per qualsiasi servizio gli venga chiesto. Sono
pronti a sacrificare la loro vita per qualunque tipo di servizio, e questo
peculiare gruppo si trova a Vrindàvana. Parlando con Srìpàda A.C. Bhaktivedanta
Svàmì Mahàràja, menzionai che nella Gìtà, dopo ramanti (10.9) viene buddhi-yoga
e poi upayànti (10.10); secondo
la mia interpretazione, il significato è che ramanti, il servizio divino in màdhurya-rasa,
progredisce attraverso bhuddi-yoga, o
yoga-màyà, fino a upayanti, il piano più elevato di
servizio a Vrindàvana. Srìpàda Svàmì Mahàràja rispose: “Che altro potrebbe
significare questo!”.
Pertanto, upayànti significa kàma-rupà. Nel suo Bhakti-rasàmrita-sindhuh,
Srìla Rùpa Gosvàmì ha menzionato sambandha-rupà
e kàma-rupà, i due tipi di ràgat-mikà-bhakti, la devozione offerta
dagli eterni associati del Signore, capeggiati dai residenti di Vraja. In sambhanda-rupà, gli associati del
Signore cooperano in accordo alla loro relativa posizione raggiunta in dàsya, sakya, vàtsalya o màdhurya, mentre
in kàma-rupà essi sono pronti per
servire nel momento richiesto. Loro sono pronti per servire ogni singolo
desiderio dell’Assoluto.
Essi sono come
il gruppo di soldati che sono stati addestrati per prestare qualsiasi tipo di
servizio in guerra, senza limitarsi a combattere in una particolare divisione
come l’esercito, la marina o la forza aerea. Loro sono preparati per ogni tipo
di servizio ed ovunque. Così è il gruppo kàma-rupà.
Questo è upayànti te; a loro
viene concessa l’istruzione (dadàmi
buddhi-yogam tam) grazie alla quale ottengono tale capacità nel servizio al
Supremo. Krishna è pronto a cooperare con i servitori in qualsiasi posizione. A
Mathurà, Egli diede perfino a Sairindhrì, Kubjà, l’opportunità di prestare un
servizio superiore. Krishna è preparato a qualsiasi cosa, e così anche la sua
controparte, i Suoi servitori, devono essere preparati allo stesso modo. Il
concetto elevato di kàma-rupà è il
più difficile da comprendere per i mortali comuni.
Tesàm evànukampàrtham,
aham ajnàna-jam tamah
Nàsayàmy àtma-bhàva-stho,
jnàna-dìpena bhàsvatà
Bhagavad-gìtà 10.11
“Sono così
indebitato con quei devoti che ogni volta che sentono il dolore della Mia
separazione, non posso tollerarlo. Immediatamente corro per cooperare con loro
accettando il loro servizio. Così è la richiesta che sento da parte loro”.